14 giugno 2015 - 11ª domenica t. ord.
ez 17,22-24 / 2Cor 5,6-10 / Mc 4,26-34

Gesù parla di Dio usando immagini prese dalla vita quotidiana. È un linguaggio profondamente umano, sapienziale, concreto. Oggi Gesù ci parla del Regno servendosi dell’immagine del seme che cresce spontaneamente, anche se tra l’atto della semina e quello del raccolto passa un lungo tempo. Dio, il seminatore, sembra tacere lungo tempo prima del raccolto, come se la nostra storia sembrasse sfuggire alle sue mani provvidenti. Ma Gesù ci assicura: il tempo dell’attesa non è il tempo dell’assenza, perché il seme, nonostante le apparenze, cresce. È la forza della croce, la sua potenza nascosta nell’impotenza del Crocifisso.
Così è la Parola di Dio. Caduta nel nostro cuore, deve rimanervi, essere interiorizzata, ascoltata sempre di nuovo con perseveranza, fino a diventare nella vita quotidiana sorgente di carità, di misericordia, di perdono, di accoglienza, di condivisione. Dio è già al lavoro, ci anticipa sempre; a noi il compito di lasciarci rigenerare dalla parola che accogliamo e mettiamo in pratica.

UN INCONTRO CHE PROVOCA LA FEDE

Un giorno decido di uscire per il mio solito giretto nel campus, con l’intento di conoscere nuovi studenti e fare un po’ di evangelizzazione. Sulle rive di uno dei due laghi che abbelliscono l’università, proprio davanti all’edificio dove i giovani vanno per mangiare, studiare e trovarsi con gli amici, vedo una ragazza che se ne sta per conto suo. Mi avvicino e provo ad iniziare una conversazione. Non appena le dico che sono una consacrata, lei mi risponde che è agnostica, e aggiunge che ha scelto di studiare a Madison perché quell’università è notoriamente liberale. “Come inizio non c’è male…” dico tra me e me, “sarà mai interessata a sentire quello che le vorrei dire?” Con semplicità decido di condividere con lei la mia esperienza di come sia possibile incontrare e conoscere Dio e della gioia che ne deriva. Lei risponde con interesse e in men che non si dica ci immergiamo in una bella conversazione sulla fede e su Dio. Mi rendo conto che questa giovane è più aperta a Lui di quanto lei stessa si immagini. Ad un certo punto addirittura mi esprime la sua preoccupazione per sua sorella, che si dichiara atea. Alla fine ci lasciamo con gioia. Lei non vede l’ora di tornare dalla sua compagna di stanza per raccontarle di quell’incontro, ed io ricevo l’ennesima lezione dal Signore che mi insegna a non fermarmi alle apparenze.
Suor Celestina delle Apostole della Vita Interiore

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