30 maggio 2021 – SS. TRINITÀ
Dt 4,32-34.39-40 / Rm 8,14-17 / Mt 28,16-20
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)
In quanto cristiani siamo stati battezzati “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, ossia siamo stati “immersi” nel mistero di comunione, che Dio è. Questo mistero è il centro della rivelazione che Gesù, il Figlio, ci ha donato. La vita e la parola di Gesù ci fanno conoscere un Padre vicino all’umanità, che ci offre il dono del suo Spirito, per mezzo del quale possiamo diventare una comunità, che vive del suo amore.
Nel vangelo di questa festa, congedandosi dai suoi discepoli, Gesù li rassicura: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”; ma al tempo stesso li invia nel mondo a “fare discepoli tutti i popoli”, battezzandoli nel nome della Trinità. Gesù, dopo aver proclamato la sua “investitura” a Signore di tutta la creazione, non dà ordine di annunciare il vangelo, ma di rendere tutte le nazioni “discepole”. Si tratta semplicemente di ammaestrare, di far crescere quella sua presenza, che già c’è. Ammaestrare “battezzandole” non solo con il sacramento , ma “immergendole” nel mare d’amore divino. Questo è l’affascinante compito affidato a noi. Perché è logico che questo dono possiamo farlo in quanto noi per primi siamo divenuti discepoli. Non si tratta tanto di coltivare discorsi di persuasione, ma di comunicare un’esperienza che nasce dalla relazione con lui. I cristiani infatti non annunciano sé stessi, ma Gesù. Lui è l’unico maestro: noi siamo fratelli e servitori. L’insegnamento nasce da un ascolto, che unisce parole e vita.
Se il primo passo nei nostri confronti lo fa Dio che sempre crea, salva, sceglie, purifica, santifica e dà la forza per affrontare le scelte, il secondo passo è affidato a noi, chiamati a fare nostro nella vita il messaggio ricevuto mediante l’ascolto. Per essere capaci poi di donarlo a nostra volta nella vicinanza e nell’incontro interpersonale.
SERVIRE
Come medico di base m’impegno ad esercitare la mia professione al servizio del prossimo con la certezza che, servendo lui, servo Gesù. Nel mio ambulatorio arrivano richieste di ogni tipo, da quelle mediche a quelle di aiuto materiale o morale. È il caso di alcune giovani madri che, in tempi diversi, non si sentono di portare a termine una gravidanza indesiderata. Dopo intensi colloqui, racconto la mia esperienza di madre, parlo loro della sacralità della vita, della sua inviolabilità… Alla fine decidono di far nascere i propri bambini. In un’altra occasione vengo chiamata dai carabinieri presso un paziente agli arresti domiciliari. Anche lì Gesù mi chiede di non fare soltanto il medico, ma di ascoltare lo sfogo di una persona che si sente ingiustamente accusata. Cerco di sostenerlo in quel momento di prova, ma anche di dire chiaramente ciò che non mi sembra giusto. Dopo mi ringrazia, sembra più sereno e mi prega di ritornare. Glielo prometto e nei giorni seguenti prego per lui. Dopo qualche tempo vengo a sapere che ha riacquistato la libertà.
Maria Rosaria - Italia
• Commenti a cura di Giovanni C.
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