4 aprile 2021 – PASQUA DI RISURREZIONE
At 10,34a.37-43 / Col 3,1-4 oppure 1Cor 5,6b-8 / Gv 20,1-9
E vide e credette (Gv 20,8)
La risurrezione di Gesù è senza dubbio il fatto centrale della nostra fede: il Signore è veramente risorto! La Pasqua e tutte le domeniche di questo tempo pasquale ci aiuteranno a scoprire i segni della presenza del Risorto nella nostra vita personale, familiare, delle comunità di cui facciamo parte e del nostro mondo.
Da oggi iniziamo a camminare in compagnia del vangelo di Giovanni, che guiderà i nostri passi nel viaggio che dalla Pasqua condurrà a Pentecoste. Il testo evangelico presentato dalla liturgia odierna è parte di un dramma in tre scene, che si sviluppano attorno ad un sepolcro. I protagonisti sono una tomba vuota e tre discepoli: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni. Il racconto traccia il loro percorso dal dolore per l’assenza del Maestro all’esperienza della sua presenza.
Il vangelo richiama la nostra attenzione sullo sguardo. Maria vede la tomba vuota, pensa ad un furto e corre a chiamare i discepoli. Pietro osserva i teli e il sudario, l’altro discepolo vede gli stessi segni, ma giunge alla fede: “vide e credette” (v 8).
Sant’Agostino, in un celebre commento a questo passo, vede nei due apostoli l’immagine della Chiesa, dove convivono l’Istituzione e il Carisma. Pietro rappresenta l’Istituzione, il magistero, mentre l’altro discepolo è il volto dell’amore, della profezia, del carisma. L’amore trascina, ma è anche capace di attendere (v 5). Certo è che il discepolo “che Gesù amava” costituisce un modello per tutti noi.
L’evangelista attraverso questo esempio ci guida a diventare “il discepolo amato”, colui che si pone alla sequela di Gesù (1,31), che mangia con Lui (13,23), che non lo abbandona durante il suo arresto (18,15), che sale con Lui fino al Calvario e riceve Maria come Madre (19,25-27) e lo Spirito del Signore morente (19,30). Il giorno di Pasqua, guidato dall’amore, corre verso il sepolcro dove precede Pietro, non solo fisicamente, ma anche nella fede: “vide e credette” (v 8).
ALLA POSTA
Agli inizi del coronavirus, andai alla posta per spedire un pacco. Nella fila per le pensioni una signora anziana con mascherina, colta da malore, si accasciò a terra. Corsi da lei, ma non ebbi la forza di alzarla. Alla mia richiesta di aiuto notai negli altri una certa esitazione: rispose solo un ragazzo pieno di tatuaggi, che aveva assistito alla scena fuori della posta.
Fatta sedere l’anziana, che a parte qualche dolore per la caduta s’era ripresa, chiesi al ragazzo di aiutarla a sbrigare quello che doveva fare, mentre io spedivo il mio pacco. Lui non solo mi aiutò poi a farla salire in macchina, ,a volle venire con noi fino a casa della signora. Siccome lei aveva gli strumenti, le misurai la pressione.
Una volta scesi in strada, il ragazzo mi disse: “Stavo ridendo con gli amici per vedere come si comporta la gente guidata dalla paura. Quello che ha fatto lei è grande”.
Dopo qualche giorno volli far visita all’anziana. Rimasi sorpresa e anche commossa venendo a sapere da lei che quel ragazzo le aveva portato dei biscotti preparati da sua madre.
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