26 luglio 2020 - 17a domenica t. ord.
1Re 3,5.7-12 / Rm 8,28-30 / Mt 13,44-52
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto (Mt 13,44)
Molti racconti parlano di fortunate scoperte e di uomini intelligenti che hanno saputo acquistare tesori. Anche Gesù propone queste immagini ai suoi discepoli per incoraggiarli nella scelta del regno di Dio, presentato come la scoperta più fortunata che un uomo possa fare.
Il grande discorso del capitolo 13 di Matteo, che abbiamo ascoltato via via nelle ultime domeniche, termina con tre parabole sul regno. Sono tre racconti che vogliono presentarci, attraverso immagini comuni, la realtà profonda e nascosta dell’intervento di Dio, annunciato da Gesù.
L’immagine del tesoro, usata nella prima parabola, nella tradizione biblica si trova soprattutto per designare il valore inestimabile della sapienza, obiettivo auspicabile della ricerca di ogni uomo. Il “campo” è un termine molto usato in questo discorso per indicare il mondo e quindi l’umanità. Il racconto poi fa leva sull’abitudine, attestata nell’antichità, di sotterrare tesori nei poderi, considerati depositi sicuri in tempo di guerra e di incertezza. La reazione dell’uomo davanti alla scoperta è la gioia, stato d’animo che descrive l’accoglienza umana della rivelazione di Dio.
Il vertice della parabola sta nella decisione sulla base dello scoprimento del tesoro. Egli vende tutto ciò che ha allo scopo di ottenere il campo e impossessarsi del tesoro. La gioia segnala che l’azione della vendita non corrisponde ad un atto di rinuncia o di sacrificio. Al contrario, il regno è una scoperta talmente positiva che tutto il resto vi è subordinato, anche l’acquisto del campo, dov’è nascosto il tesoro.
Esemplari in questa decisione immediata e senza ripensamenti sono i discepoli che, incontrando Gesù, hanno lasciato tutto per seguirlo. Così anche ognuno di noi: ho incontrato Gesù Cristo Signore e ho trovato il senso e il significato di tutta la mia vita. Sento che la ricerca è quotidiana: ogni giorno sono chiamato a cercare il tesoro e ogni giorno sono invitato a “vendere” qualcosa per acquistarlo.
UN PO’ DI PANE… OLTRE LE REGOLE!
Terminato il lavoro di riparazione del generatore di corrente di un noto supermercato, salgo nell’ufficio del direttore per fargli firmare il rapporto di lavoro. Quando entro nell’ufficio scopro che sta inveendo ad alta voce su qualcuno, sta discutendo con un uomo, indiano. La cassiera lo ha scoperto mentre nascondeva un pacco di pan carré dentro il giubbotto.
Il direttore è molto arrabbiato e, dopo averlo sgridato, lo minaccia di chiamare i carabinieri per furto.
Guardo l’uomo indiano: è di età avanzata, vestito in malo modo e senza denti in bocca, costretto in un angolo, spaventato e impaurito; sento di doverlo aiutare, ma non so come pormi con il direttore che nel frattempo sta cercando il numero della vigilanza. Ho paura di espormi ma penso alla Parola di Vita e mi viene in mente la frase: “Gesù vuole che tu creda al suo amore anche nelle situazioni difficili”.
Devo avere fede, penso. Prendo l’iniziativa e lo faccio perché vedo un Gesù che soffre in quell’uomo…
Mi avvicino al direttore e comincio a dialogare con lui, cercando di convincerlo a condonare il piccolo furto e offrendomi a risarcire il negozio per il costo del pane. Inizialmente, il direttore non accetta perché crede sia importante dare una lezione a quell’uomo, ma lo invito a guardarlo e, con calma, ribadisco che probabilmente aveva fame e non aveva soldi ponendo la domanda: e se anche noi ci fossimo trovati nelle sue condizioni? Dopo qualche minuto di silenzio, il direttore si avvicina all’indiano, gli fa delle raccomandazioni e lo lascia andare via!
M.
• Commenti a cura di Giovanni C.
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