14 giugno 2020 - CORPO e SANGUE di CRISTO
Deuteronomio 8,2-3.14b-16a / 1Corinzi 10,16-17 / Giovanni 6,51-58
Io sono il pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,51)
La solennità del Corpus Domini oggi diviene l’occasione festosa in cui la Chiesa celebra il trionfo del suo Signore vincitore della morte e Lo ringrazia immensamente per la sua continua e amorevole presenza nel segno del Pane e del Vino, sacramenti del suo Corpo e del suo Sangue.
Il brano evangelico proposto per questa festa è tolto dal capitolo sesto del quarto vangelo. La scena si svolge in coincidenza con la festa di Pasqua ed è ambientata nel deserto; nel segno dell’esodo, che ricorda l’uscita dalla schiavitù d’Egitto verso la terra promessa e il nutrimento miracoloso del popolo. Il discorso di Gesù si apre con un invito deciso: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell’Uomo vi darà” (6,27). Qual è il cibo che rimane per la vita eterna? Poco prima Gesù aveva detto: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (4,34). Dunque è il cibo che offre una vita piena, realizzata è “fare la volontà del Padre”, cioè imitare il Figlio.
E nel proseguire il discorso Gesù può aggiungere: “Io sono il pane”, cioè io sono la Parola, che dà vita, che nutre. Il pane eucaristico ci ricorda la vita, morte e risurrezione di Gesù, il suo dono per la vita del mondo. Per questo quando ricevo l’Eucaristia, accolgo il pane “disceso dal cielo”, accolgo in me Gesù e se lo accolgo con le giuste disposizioni interiori, Egli trasforma la mia vita e la rende simile alla sua: anch’io chiamato ad essere come Lui dono.
IL PORTACHIAVI
Mi trovavo per studi all’estero. Una sera, dopo una festa in un centro culturale, mi accingevo a tornare al collegio fuori città con un taxi. In una piazza chiesi a un tassista il costo del viaggio. Mi sembrò una cifra molto alta: così rinunciai e rimasi ad attendere sperando nel passaggio di qualche bus notturno. Trascorse del tempo, anche per il tassista rimasto ad attendere clienti. Mi ero seduto sul gradino di un grande negozio con la certezza che Dio mi avrebbe aiutato.
Ad un tratto il tassista, forse mosso a pietà, uscì dalla sua auto e mi venne incontro: “Venga, la porterò al collegio gratis”. Nel taxi, dando un’occhiata al tassametro, mi resi conto d’aver capito male il prezzo. Era accessibile alle mie tasche, e glielo dissi. L’altro concluse: “Talvolta non capirsi aiuta a compiere qualche gesto di gentilezza: il viaggio resta gratuito”. Prima di scendere, cercai qualcosa da regalargli: un portachiavi. Il tassista mi ringraziò con un sorriso: quell’oggetto - disse - gli avrebbe ricordato l’importanza di essere attento agli altri.
T . M. - Repubblica Ceca
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