7 giugno 2020 - SS. TRINITÀ
Esodo 34,4b-6.8-9 / 2Corinzi 13,11-13 / Giovanni 3,16-18
Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16)
Nella festa della SS. Trinità viene proposta alla nostra contemplazione l’immagine stessa di Dio, autore della storia della salvezza e ragione ultima di ogni umano divenire. Liturgicamente viene sottolineato che il nostro Dio è una comunità di persone, profondamente unite nell’amore. Una famiglia affiatata e colma di gioia, che non è rimasta chiusa in se stessa, ma ha voluto effondere il suo amore su tutte le creature.
Nel brano evangelico che ascoltiamo in questa festa possiamo cogliere come Gesù, nell’incontro notturno con Nicodemo, ci inviti a sostituire la Legge con il dono dello Spirito: “Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” (Gv 3,3). A Nicodemo, che riconosce la sua incomprensione, Gesù si rivela come “il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo” (3,13) e proprio perché ha una conoscenza personale di Dio, può rivelare pienamente l’opera divina e il suo progetto. L’amore di Dio per l’umanità è così grande che lo ha portato a donare il suo unico Figlio, perché ogni persona umana possa avere la vita eterna: una vita realizzata, piena e perfetta in ogni sua dimensione.
Noi fin d’ora possiamo raggiungere la pienezza del nostro essere personale, portando a pieno sviluppo le umane potenzialità. È questo il dono dell’amore del Padre. Ogni papà e ogni mamma sono contenti quando i figli raggiungono la pienezza della loro vita. Così anche le tre divine Persone: la loro mutua e perfetta comunione si apre all’umanità incapace di amare e il generoso dono di sé che caratterizza il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo mette ogni persona nella condizione di realizzarsi pienamente come dono agli altri.
ACCOGLIENZA
Nostro figlio Mareck, quindicenne, aveva un compagno di scuola che per il suo comportamento rischiava di essere espulso dall’istituto. Indagando, ci è stato detto che J. aveva genitori alcolizzati.
A questo punto un’idea, suggeritaci dal Vangelo: accoglierlo a casa nostra ed offrirgli il calore di una famiglia che a lui era mancata. Ma prima occorreva che sia Marek che le nostre figlie fossero d’accordo. Pronto il loro consenso. Così abbiamo accolto con gioia il ragazzo.
I primi giorni è emersa qualche difficoltà, del resto prevedibile, ma col tempo la presenza di J. ha stimolato in tutti un’intelligenza nuova nell’amare, nel sopportare, nel prevenire...
Da allora sono trascorsi alcuni anni. Ora J. lavora, è sposato ed ha un bambino. È bello vedere come il suo modo di condurre la famiglia sia pieno d’amore e di attenzione.
Quanto ai nostri figli, si interessano a lui come e più che a un fratello. Insomma, tutta la famiglia ci ha guadagnato.
H. e M. - Polonia
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