3 luglio 2016 - 14a domenica t. ord. Is 66,10-14c / Gal 6,14-18 / Lc 10,1-12.17-20
Il brano liturgico, tratto dal capitolo 10 del vangelo di Luca, ci fa conoscere l'invio dei discepoli e il loro ritorno da Gesù.
Luca, che ha già raccontato l'invio missionario dei dodici, riporta ora un secondo invio, quello di altri settantadue discepoli, per farci comprendere l'importanza della missione. E Luca ci tiene a sottolineare che la missione non è frutto di decisioni o impegni umani. Il primo responsabile è il Padre: a Lui per primo sta a cuore la salvezza degli uomini; è Lui a suscitare gli annunciatori del regno. Per questo la prima regola che Gesù consegna al missionario è una grande fiducia nel “Signore della messe”, che è necessario pregare. A ricordarci che siamo dei mandati.
La preghiera e la conseguente fiducia nel Padre celeste ci liberano da ogni presunzione: l'affermarsi e il diffondersi del Regno non dipendono dalla nostra bravura. Ciò che Gesù chiede a noi testimoni è portare la Buona Notizia che Dio in Gesù si è fatto vicino come padre e pastore e si prende a cuore la vita di ciascuno dei suoi figli. La missione è opera innanzitutto divina. Noi siamo i collaboratori.
Papa Francesco ci ricorda e ci invita spesso ad essere “Chiesa in uscita”. Cerchiamo in questa settimana di vivere la gioia di essere cristiani e chiediamo al Padre di poter essere testimoni credibili del suo amore.
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