LA CHIESA RINNOVATA : aspetti estetici e pastorali
di Alfredo Scognamiglio – Architetto

Ricostruire una chiesa danneggiata dal terremoto, è una operazione che si svolge a vari livelli:
- Amministrativo – burocratico per trovare i finanziamenti necessari,
- tecnico- statico per ritrovare l’integrità strutturale dell’organismo architettonico,
- estetico- formale per ridare testimonianza della “Bellezza infinita” di Dio,
- e più ancora è una operazione spirituale-pastorale per ritrovarsi comunità di fede.
E’ per tutti questi aspetti che la ricostruzione della Chiesa Parrocchiale di S. Marcellino in Lausdomini ha richiesto tanto tempo e tante collaborazioni.
E’ infatti grazie al contributo di tanti; amministratori, tecnici, maestranze, artisti, pastore e comunità parrocchiale che è stato possibile ridare oggi alla Chiesa di Nola un tempio che è allo stesso tempo “Casa di Dio” e luogo dell’Ecclesia a Lausdomini.
L’aspetto estetico e quello pastorale di questa ricostruzione ha visto il concorrere della cura pastorale del Parroco e delle competenze professionali di più persone.
“Vorrei che la chiesa finita e rinnovata esprimesse anche nelle sue strutture e nelle forme un senso caldo di accoglienza e di casa della nostra comunità di fede”.
Fu questo l’invito rivoltomi da don Salvatore qualche tempo fa quando cominciai la mia collaborazione nella risistemazione estetica della chiesa di S. Marcellino, e a questo invito è stato ispirato ogni intervento.
Intervenire in un organismo storico-architettonico pensato e realizzato da “altri” è sempre operazione delicata e complessa, ed è per questo che ci siamo mossi sin dal principio con profondo rispetto per l’opera che altri uomini avevano fatto prima di noi cercando al contempo di dare oggi il nostro contributo.
Occorreva innanzitutto recuperare il “Genius loci” di questo ambiente Sacro ridando unità a tutto l’organismo architettonico.
Abbiamo ottenuto ciò innanzitutto con la ripulitura delicata di tutte le superfetazioni di vario tipo che si erano andate accumulando negli anni senza un preciso ordine: basamenti in marmi di vari tipi sia nelle cappelle che sul presbiterio, statue e vetrate in cattive condizioni, pitture scrostate alle pareti e via dicendo.
Poi i colori.
Volevamo un ambiente accogliente, e quindi tutti i colori: pareti, marmi, arredi e suppellettili dovevano essere nelle calde tonalità della terra nolana: perlato per il marmo, beige in vari toni alle pareti e sulle porte, rovere per gli arredi e terracotta refrattaria per le suppellettili.
La maestrìa di artigiani locali ha permesso di ritoccare e in qualche punto quasi “ricreare” le decorazioni pittoriche delle volte e della cupola del transetto.
Interventi delicati, dunque, come quelli del pennello dell’archeologo e restauratore appassionato, ma che avessero la forza di far riemergere dalla distruzione del terremoto una chiesa nuova e con essa nuova lode a Dio.
L’aspetto pastorale ha avuto modo di esprimersi soprattutto nella scelta di chiedere all’artista di raccontare alla gente le Sacre Scritture come nei secoli passati.
Con Ciro e suoi collaboratori abbiamo cominciato, seguendo i desideri di D. Salvatore e della sua comunità, a pensare a una serie di raffigurazioni che avessero quasi un intento catechetico.
Ci piaceva immaginare i gruppi parrocchiali che, guidati dal pastore riscoprono, nelle immagini di Ciro, i contenuti della fede attraverso le Scritture:
- Annunciazione, Nascita di Gesù, Gesù maestro, Eucarestia, Resurrezione, Pentecoste.
- E poi il Paliotto dell’Altare, il pannello per l’ambone e infine la Via Crucis.
Ciro e suoi legni vecchi dunque.
E’ la scelta di una poetica ben precisa, il recupero di un linguaggio che, ancorchè insolito, potesse parlare al cuore dell’uomo e della gente di queste nostre terre.
Le opere di Ciro usano infatti il linguaggio semplice degli oggetti con cui viviamo ogni giorno e che con noi hanno vissuto e si sono consumati nel tempo.
Esse trasmettono la coscienza che il valore di una cosa non sta nella sua utilità o nella bellezza estetica, ma suggeriscono che spesso la bellezza va ricercata “nelle mani callose di un contadino, nelle rughe di un vecchio o nel volto sporco di un bambino”.
Ciro ha un approccio incantato con gli oggetti che, come lui dice, “incontra”; e in un pezzo di legno, un sasso, un vecchio ferro arrugginito ritrova la poesia scrittavi dal tempo, dal sole, dalla pioggia e dal lavoro dell’uomo.
Dice: ”Mi permetto solo minimi interventi per non sciupare un equilibrio già creato dal tempo e dalla natura"”
Abbiamo voluto che fosse proprio questa sensibilità a segnare il tempo della ricostruzione della chiesa di Lausdomini e a raccontare ancora una volta alla nostra gente con “parole nuove” l’antico e sempre nuovo dell’annuncio della Buona Novella.
Saremo riusciti a rinnovare queste mura per accogliere degnamente con l’amore di Maria la comunità dei fedeli che da secoli si ritrova nella Chiesa?
Ci abbiamo provato.

LAVORANDO CON ROBERTO
di Sandro Bosio – grafico

Quando un anno fa fu richiesto il suo contributo ad arricchire l’interno della chiesa con pannelli sacri, Roberto Cipollone (Ciro) ne fu entusiasta.
Mano a mano che la spiegazione di quanto veniva richiesto andava formulandosi, egli sembrava già all’opera.
Era visibilmente contento di intraprendere questo lav
“Sai – mi disse, poco dopo – un tempo la gente che non era istruita “leggeva” le sacre scritture negli affreschi e nei mosaici delle chiese.
Pensa che opportunità ha un artista, anche oggi, se consapevole di essere uno strumento nelle “Sue” mani, per poter trasmettere a chi guarda pagine di verità”.
Ciro si era calato immediatamente nell’impresa nel modo più onesto. Il fatto, poi, di utilizzare, come gli è congeniale, del materiale povero, di scarto, oggetti abbandonati, “sciupati” dal tempo e dalle intemperie, oggetti un tempo così familiari alla vita quotidiane della povera gente, bene, tutto questo gli sembrava quasi una sfida: ricostruire in una terra che ha conosciuto la distruzione con i materiali stessi della “distruzione”.
Io ci vidi anche un’allusione alla società di oggi così assuefatta all’usa-e-getta, ma che deve riprendere coscienza del valore di quello che ha, delle cose umili: del valore della vita.
Mi chiese di aiutarlo nella stesura di qualche bozzetto su carta che lo aiutasse poi nella realizzazione in misura reale.
Lavorare con Ciro è stato bellissimo.
Anche i bozzetti, alla fine, erano il frutto di un continuo confronto dal quale sono uscito arricchito. In quei giorni, era la Settimana Santa, si svolgeva a Roma la Via Crucis con Giovanni Paolo II.
In questa occasione il Papa ha presentato qualche modifica nelle tradizionali 14 stazioni.
Pensammo di doversi innestare subito in quella linea e così è nata questa Via Crucis che forse può dirsi la prima realizzata nella nuova formula.
I pannelli alle pareti contribuiscono ad edificare questo spazio sacro. In essi si respira il sapore di una certa tradizione popolare, semplice e ingenua, e, nello stesso tempo, alcune proposte dell’arte contemporanea.
Ricordo, a questo proposito, che al cardinale Poupard, vedendo i lavori di Ciro, venne in mente proprio “ lo scriba, che trae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.
L’ambone esprime, in maniera molto efficace, l’annuncio del seme della Parola di Vita, che va accolta e che frutta a seconda della fecondità del terreno in cui cade.
Mons. Pietro Amato (consigliere nazionale del Ministero dei Beni Culturali) visitando la recente esposizione di arte sacra “Arte Ecclesia” tenutasi a Roma, additava le opere di Ciro come “viva espressione di arte sacra pronta per la Chiesa del terzo millennio”.


ROBERTO CIPOLLONE
Cenni biografici

Ciro è lo pseudonimo di Roberto Cipollone.
Nasce a Pescara nel 1947 dove trascorre l’infanzia intorno alla fonderia di suo padre dove ben presto partecipa alla vita artistica della città .
Dal ‘70 al ’76 è in Olanda, dove accanto al lavoro in una fabbrica di bulloni trova modo di collaborare con un orefice nella creazione di oggetti d’arte.
E’ poi a Loppiano dal ’77 fino ad ora. Qui, nei pressi di Firenze, ha sede una singolare comunità che vive una fruttuosa esperienza di reciproca collaborazione fra persone di ogni cultura e razza tutte animate dallo stesso ideale: il mondo unito.
Ed è proprio qui che Ciro crea la sua “Bottega”; luogo di confronto artistico con persone delle più svariate culture che vi si avvicendano con reciproco arricchimento proprio alla maniera delle botteghe medioevali.
In questo ambiente egli matura un linguaggio universale che gli permette di essere apprezzato in varie parti del mondo, come testimoniano le numerose mostre tenute in varie nazioni europee, i giudizi critici e i riconoscimenti di varie istituzioni.
Tra gli altri hanno parlato di lui i critici: Gabriella Bairo Puccetti, Antonio Zimarino, Mario Luzi, Marilena Mosco, ed hanno potuto apprezzare le sue opere il cardinale Poupard, mons. Pietro Amato consigliere nazionale del Ministero dei Beni Culturali, mons. Fallani ex presidente della Pontificia Commissione per l’Arte Sacra.
Ciro è stato designato membro del Consiglio Mondiale degli Artisti Plastici dal novembre dell’89 data della Conferenza Mondiale di Oaxtepec (Mexico).

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