Dialogo e affetto sono all'ordine del giorno; ma a casa Badano ci sono anche dei no. La bambina potrebbe crescere viziata, perché troppo al centro dell'attenzione di genitori e parenti: «Eravamo coscienti del rischio - dice la madre -; perciò sin dai primi anni abbiamo voluto mettere le cose in chiaro: non perdevamo occasione per ricordarle che in cielo aveva un papà più grande di noi due». Curioso modo di impedirle di fare i capricci...
Il "modello educativo" scelto da Ruggero e Maria Teresa non era stato appreso sui libri, ma mutuato da famiglie sane e unite, oltre che da un ambiente parrocchiale, come si diceva, tradizionalmente solido. Era soprattutto un'educazione costruita sull'amore tra i due sposi. Così erano andati istituendosi dei principi importanti, come traspare ad esempio da un episodio raccontatomi dai genitori. Aveva quattro anni, Chiara, quando la madre le propose di recitare una preghiera. Lei rispose che aveva altro da fare. Maria Teresa in quel momento avrebbe potuto imporgliela, ma si ricordò che prima di tutto quella creatura era figlia di Dio, che le aveva trasmesso il bene fondamentale della libertà. Doveva perciò rispettarla. Così le disse che avrebbe pregato anche al posto suo. Cominciò a recitare l`Angelo di Dio", e pochi istanti dopo udì dietro di lei la bimba che ripeteva le sue parole. «Fu una lezione forte - spiega la madre -, di quelle che non si dimenticano facilmente. Dovevo educarla, ma prima ancora farle "passare" l'amore».
Il papà era presente nell'educazione della piccola, ritagliandosi un ruolo più "forte": «Ero un po' severo di natura - racconta Ruggero -, tanto che mi sembrava che per una sua corretta educazione dovessi esigere qualcosa da lei; ma lo facevo sempre, e dico sempre, per amore, mai per ripicca o per stanchezza o chissà cos'altro. Così lei crebbe con un carattere molto simile al mio... ». «Però l'obbedienza richiesta - interviene la madre - non era mai "cieca". Aveva il diritto di dire la sua; ma il rapporto doveva essere nella verità. Le bugie non le lasciavamo passare tanto facilmente». A questo proposito, tra i tanti piccoli-grandi eventi della sua educazione, un episodio lo racconta ancora Maria Teresa: «Un pomeriggio giunge a casa con una bella mela rossa. Le chiedo da dove provenga. Chiara mi risponde che l'ha presa dalla signora Gianna, proprietaria del vecchio e suggestivo mulino sotto casa. Non le ha chiesto il permesso. Le spiego allora che bisogna domandare le cose prima di prenderle, e che perciò deve immediatamente riportarla indietro, chiedendo scusa alla vicina. Ma lei non vuole, si vergogna. Le spiego allora che è più importante dire la verità che mangiare una buona mela. Dopo un istante di esitazione, Chiara (seguita da me con lo sguardo rassicurante), torna da Gianna e le spiega tutto.
Poco dopo la nostra amica suona alla porta recando una cesta di mele in regalo per Chiara, "perché oggi ha imparato qualcosa di molto importante"». Episodi come questi attestano come, su una natura fortemente generosa, avesse ricevuto una solida educazione cristiana. Grazie ai genitori, certo, ma anche alla comunità paesana, al parroco che impartiva affascinanti lezioni di catechismo e alle solide amicizie che Chiara aveva costruito sin da piccola.
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